Stile di vita

Bambini: lo sviluppo delle abitudini alimentari

Pubblicata il

21 febbraio 2013

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Bambini: lo sviluppo delle abitudini alimentari

Per un bambino nutrirsi non significa solo soddisfare una necessità biologica, ma è un momento ricco di valenze affettive, psicologiche e relazionali. Nella prima infanzia iniziano a strutturarsi i gusti e le abitudini alimentari che formeranno lo stile alimentare dell’età adulta, per cui coltivare corrette abitudini alimentari da parte di tutti i componenti della famiglia è fondamentale per indirizzare il bambino verso uno stile alimentare salutare.

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I primi tre anni di vita sono centrali per lo sviluppo delle abitudini alimentari. Queste, infatti, non sono innate, ma è possibile indirizzarle poiché sono il risultato di un processo di apprendimento nel quale sono coinvolte la famiglia, il livello culturale, le interazioni familiari e la scuola, ma anche i media e la società tutta. Se la famiglia ha abitudini alimentari corrette e relazioni interpersonali positive, si svilupperanno stili alimentari e comportamenti alimentari corretti, senza eccessi, carenze e ribellioni. Nel periodo che va dal 2° al 4° anno di vita, di passaggio dall’asilo nido alla scuola dell’infanzia, il bambino può essere restio ai cambiamenti alimentari e avere una scarsa attitudine a fare nuove esperienze gustative. In questa fase il piccolo si nutre di un solo alimento per poi rifiutarlo e passare a un altro che diventa il suo preferito. Le irregolarità alimentari sono comuni in questa fase della crescita, e quindi non devono destare troppa preoccupazione nella madre circa l’adeguatezza della dieta. In caso di rifiuto temporaneo di un alimento è importante non insistere, ma proporlo successivamente, incuriosendo la sua attenzione con sfiziose ricette. La madre deve porre particolare attenzione all’appetito del bambino, interpretando correttamente i segnali di fame-sazietà evitando di sovra-alimentarlo o sotto-alimentarlo. I bambini vanno alimentati seguendo gli stimoli fisiologici e non devono essere indotti a finire il piatto se sono sazi: va rispettato il senso di autoregolazione del piccolo, che è già presente nei primi anni di vita.

In questo periodo bisogna evitare di ricorrere ad alimenti dolci o salati per far mangiare il bambino, in quanto l’abitudine ad assumere cibi palatabili potrebbe incidere negativamente nella costruzione delle abitudini alimentari. Negli ultimi venti anni gli esperti hanno cercato di analizzare le condizioni che predispongono a certi modi di alimentarsi. Per esempio, se il bimbo si abitua al sapore dolce o a porzioni voluminose e poco caloriche, successivamente continuerà a ricercare il “dolce” e a cercare e mangiare porzioni grandi anche quando i cibi sono più concentrati in energia. La presenza del dolce (zucchero o altro) inoltre copre il contenuto di grassi, di conseguenza è facile assumere molte calorie occulte. Verrebbe facile pensare che basterebbe allora vietare ai bambini dolci e preparati molto calorici per risolvere il problema, ma non è così, perché ciò indurrebbe un aumento del loro gradimento; invece, è soprattutto importante che il loro consumo venga contenuto, e che esso non interferisca con l’assunzione degli alimenti fondamentali durante i pasti.

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Il bambino poi, come anche l’adulto, quando prova disagio, può tendere a ricercare consolazione nel cibo se i suoi genitori, incapaci di interpretare le sue reali esigenze, hanno risposto in passato con la sola offerta di cibo alle situazioni di disagio. Anche il condizionamento sociale e l’imitazione rappresentano elementi interessanti, basti pensare alla comune esperienza di bambini che a casa non mangiano mai, mentre a scuola le maestre riferiscono che mangiano tutto. È utile che i genitori sappiano che si può aumentare il gradimento di nuovi cibi (o anche di cibi in precedenza accettati e consumati regolarmente, e poi d’improvviso nettamente rifiutati) attraverso un’offerta ripetuta in un contesto sociale favorevole, e anche che i piccoli mangiano più facilmente un cibo se anche un adulto, soprattutto un adulto di riferimento (genitori, insegnanti, parenti stretti), lo fa; è perciò molto importante che i genitori lavorino molto sulla correzione del proprio stile di vita per trasferirne uno più sano ai propri figli.

Immagini: sosbambini.net

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